EMOZIONI INTRAPPOLATE

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Tu chiamale, se vuoi, emozioni.

E’ ormai fatto acclarato, le emozioni sono sempre di più al centro di ogni terapia (intelligente). E’ impensabile, oggi, approcciarsi ad un qualsiasi paziente, senza considerare le sue emozioni. Naturalmente, per fare ciò, è imperativo avere bene in mente una sola regola: Ogni paziente è unico ed irripetibile. Va da se, quindi, che ogni stereotipo, ogni paragone, ed ogni protocollo sono del tutto inutili. Lavorare con un paziente in questa direzione è come essere in una stanza buia in cui non sei mai stato prima. E cosa fai se sei in una stanza buia nel quale non sei mai entrato prima? Dato che non hai riferimenti e non sai dove sono gli ostacoli, devi ritirarti al tuo interno e affinare le percezioni. Non sai niente, sai solo chi sei tu. E questo è quanto basta.

Il medesimo atteggiamento è bene mantenerlo quando ci si appresta a liberare le emozioni intrappolate nel corpo di un altro individuo. Occorre “ritirarsi nella notte” e procedere con estremo distacco. Non so cosa accadrà dopo, non bisogna chiederselo, ogni passo, indicherà quello successivo. E’ necessaria molta forza per fare ciò.

E’ sempre controindicato aspettarsi un risultato positivo. A dire il vero, è controindicato aspettarsi qualsiasi risultato. Sei li, nella notte più profonda e, ad un certo punto, vedi la soluzione: il “meno peggio“.

Questo è l’atteggiamento da assumere quando si lavora in un campo sconosciuto, affidandosi. Il conduttore, in questo modo, ottiene la forza necessaria per lavorare sul caso.

Dove si intrappolano le emozioni?

Le emozioni si intrappolano ovunque, pelle, ossa, visceri, organi, sangue. Possono intrappolarsi, nel tuo corpo, anche emozioni di altre persone e/o situazioni e/o animali. Quindi, come puoi comprendere, è davvero impossibile avere un “protocollo da seguire”. Inoltre, va specificato, il nostro corpo (noi), registriamo tutto già al primo momento del concepimento: quando spermatozoo e ovulo si incontrano e quest’ultimo viene fecondato, in quel preciso secondo, il bambino esiste, ed è vivo. Nella terza settimana iniziano a formarsi endoderma e mesoderma (successivamente anche l’ectoderma). Questi tre foglietti embrionali danno origine a tutti gli organi del nostro corpo. O meglio, a tutto il nostro corpo.

Da  li a poco si formerà anche l’orecchio interno ed è ufficialmente riconosciuto che, il bambino, è in grado di registrare suoni a partire da quel momento. (vedi terapie del suono).

Va da se comprendere, che, qualsiasi tipo di evento traumatico subirà la madre, dal momento del concepimento in avanti, le cellule del bambino registreranno tutto e, tali eventi condizioneranno tutta la sua vita. Per questo è necessario che la madre, in quel periodo, si concentri a fare la madre, preservando al massimo la sua salute (fisica, psicologica, emotiva) e rispettando anche quella del bambino.

Più frequentemente di quanto si creda, la gravidanza, inizia con due bambini, capita che, uno dei due, per svariati motivi, muoia e venga espulso. Si manifesta quindi un aborto spontaneo alle primissime settimane. In genere si verifica una perdita di sangue, i genitori si spaventano (giustamente) vanno dal ginecologo che fa degli esami e nota che la gravidanza è ancora attiva. Quindi passa la paura e tutto torna (apparentemente) nella norma.

Gravidanza, aborti, emozioni e memorie

In realtà però, è avvenuto un aborto e, il bambino sopravvissuto, non solo lo sente in quel momento, ma avrà questa memoria per tutta la vita. Cosa comporta questa memoria registrata nei tessuti del bambino sopravvissuto? Profondo senso di colpa, abbandono, Rabbia che nasconde il dolore. Queste memorie emozionali intrappolate nelle sue cellule condizioneranno tutta la sua esistenza con tendenze di suicidio, autosabotaggio, fallimento nelle relazioni, scegliersi sempre relazioni impossibili, incidenti auto prodotti, (la sbadataggine non è biologica) e tutta una serie di auto-punizioni (inconsce) che il soggetto sopravvissuto metterà in atto per “rimediare” a ciò che è successo e, che nessun altro familiare, riconosce.

Questa memoria è possibile vederla, in modo quasi matematico, all’interno del Tema di Nascita del sopravvissuto.

Non solo nel sopravvissuto genera emozioni intrappolate. Anche gli altri membri della famiglia ne avranno conseguenze. Nello specifico: genitori biologici e fratelli di sangue.

Se queste memorie non vengono liberate continuano a generare dinamiche in cui il soggetto incorrerà per il resto della sua esistenza e non solo: tutto ciò che non viene risolto in una generazione, è riproposto, nella generazione successiva, attraverso una malattia.

In questi casi, il soggetto registra una matrice e tale matrice agirà sempre come una sorta di “remake cinematografico“: cambieranno gli attori, certamente, ma la trama è la stessa.

E così avremo uomini che hanno perduto una sorella (nelle modalità descritte sopra) che cercheranno sempre una donna con cui stare, inizieranno una relazione e, una volta ottenuta (nel momento in cui lei dice si), sentiranno che “qualcosa è cambiato” e ne cercheranno un’altra (e così via all’infinito).

La medesima dinamica avviene per le donne che cambiano partner ma non sanno perché, quel partner, poco dopo, gli appare diverso. Eppure è lo stesso!

Emozioni e Memorie: Cosa si può fare?

Attraverso abilità specifiche del professionista, è possibile individuare e riconoscere l’origine delle “memorie” intrappolate nel corpo e liberarle. Bisogna avere una certa sensibilità ed una capacità non comune. Agendo su dei punti specifici del corpo del paziente, è possibile liberare queste memorie ed interrompere determinate dinamiche. Il metodo ha sempre successo. E’ bene capire che, al momento della liberazione, tutta la vita del paziente cambierà. Cambieranno i suoi atteggiamenti, il suo modo di relazionarsi e cambierà anche ciò che gli accade quando “va nel mondo“. Quindi, dato che sarà più accogliente nei confronti della vita, anche la vita lo accoglierà in modo diverso.

NB: il senso più esteso nel corpo umano, è il tatto. Quando il bambino viene “alla luce”, il tatto è il primo senso che sviluppa (con il passaggio attraverso il canale vaginale) nel “nuovo mondo” di norma, chi è nato con parto cesareo ha disturbi al senso del tatto. Devi capire che, esattamente come accade per la vista, ovvero: Se vedi qualcosa che ti impressiona, essa resterà per sempre (o per molto tempo, nella tua mente). La medesima cosa avviene con gli altri undici sensi. 

La liberazione genera sempre un grande cambiamento, capiterà che, il paziente, vedendo l’imponenza del cambiamento, si sentirà vuoto e solo, pertanto vorrà ritornare nel “senso di colpa“. E ci vorrà tornare perché è abituato a stare li. E li, si sente più sicuro.
Ma è solo il vuoto che può essere riempito -con cose nuove.

Molto tempo fa, ad un uomo affamato, venne data l’opportunità di sedersi ad una tavola imbandita e sfamarsi.

costui pensò: << Ma non può essere vero!>>

e continuò a fare la fame!

Cosa accade nelle famiglie

Quando vi sono questi episodi, il sopravvissuto, sente che qualcosa non va. Come detto qualche riga sopra, sarà spinto a fare un sacco di esperienze (anche pericolose e non biologicamente sensate) e tenterà di colmare quel vuoto che, sente, ma non sa spiegare.

Accade però, che “per caso” scoprirà di aver avuto un fratello od una sorella nella pancia, insieme a lui e cercherà di chiedere ai suoi genitori se il suo sentito è, oppure no, corretto.

Le reazioni possono essere molteplici. Molte madri negano e negheranno fino alla tomba, altre, invece, cercheranno di approfondire e inizieranno a guardare tutte le morti che, per anni, non hanno voluto guardare. Altri genitori invece, tenteranno di sdrammatizzare con le loro teorie (fondate sul niente) che non faranno altro che generare ancora più senso di isolamento e abbandono nei confronti del sopravvissuto.

PS: tutto ciò accade quando un aborto è spontaneo. I danni all’ inconscio collettivo del sistema familiare e l’inconscio personale dei membri della famiglia, sono molto più grandi quando l’aborto è voluto. 

Gli scenari successivi sono diversi, potremo avere un soggetto che:

  • diventa dipendente da qualcosa o qualcuno
  • peggiora la sua situazione interiore sentendosi ancor più isolato
  • Aumenterà la sua insicurezza, confrontando ciò che lui sente, con ciò che i suoi genitori gli dicono che deve sentire (quello che tu senti è sbagliato, quello che noi diciamo, invece è vero)
  • avrà grosse difficoltà relazionali
  • avrà grandi difficoltà ad affermarsi ed avere successo.
  • non si amerà ed avrà scarsa stima di se
  • ecc ecc

oppure:

  • Il soggetto riuscirà ad incanalare il suo problema e farne qualcosa di buono
  • Il soggetto riconoscerà che è dipendente da qualcosa e lavorerà su quella problematica
  • Farà della sua sensibilità un punto di forza capendo che, l’isolamento, può essere una grande risorsa, se ben gestita,
  • Aumenterà la sicurezza in se ponendo attenzione su ciò che sente e percorrerà percorsi con cui raffinerà le sue doti e, di conseguenza, avrà sicurezza nelle sue potenzialità
  • Saprà riconoscere le difficoltà relazionali e lavorerà sulle sue carenze, trasformando i suoi limiti in punti di forza
  • Si affermerà nella vita in modo consapevole
  • Imparerà che, l’amore verso se stesso, è dovuto nonostante tutto e che lui/lei, non ha colpa dell’accaduto.
  • ecc

Alcune considerazioni

Grazie alle mie tecniche di indagine ho potuto capire (e carpire) quanto il paziente soffra nel vivere dinamiche simili. Inoltre, vi è la sensazione di non essere capiti e la convinzione di non essere ascoltati da nessuno. Il pensiero comune è che: “se nemmeno i miei familiari mi ascoltano e non mi capiscono, come potrà mai farlo qualcun altro?” Il ruolo del terapista, in questo caso, deve essere unicamente da terapista, capendo che, in alcun modo, deve sostituirsi ai genitori del paziente;  transfert e contro-transfert devono essere evitati del tutto se si vuole davvero guarire il paziente. In questo contesto la psicoterapia non fornisce elementi abbastanza validi per risolvere il problema, e non può farlo (sebbene un percorso di terapia breve strategica parallelo è consigliato).

Tale condizione però non ha effetti solo sul paziente, ma li ha anche sugli altri membri della famiglia poiché, il soggetto tende ad allontanare chiunque attorno a lui, a partire dai familiari; potrà avere dei rapporti, certamente, ma saranno superficiali.

Per questo è importante sapere come liberare le emozioni intrappolate, la sola psicoterapia non è sufficiente; la fila delle vittime delle incomprensioni dovute ad emozioni inespresse è lunghissima ed è li a testimoniarlo. Uno dei modi peggior di morire è ritrovarsi nell’indifferenza o nell’odio di chi ci è familiare, ma non è mai riuscito a sentirsi veramente accanto a noi.

 

 

I problemi sono tentativi falliti di amare. Ma l’amore che mantiene il problema, può essere incanalato verso una soluzione.

 

L’unica terapia efficace, è breve

 

 

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“Non accettare quello che non puoi restituire, poiché l’equilibrio della vita è basato sulla reciprocità.”

 

Klaus

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